L’Arcadia in Brenta, Milano, Malatesta, 1750

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera.
 
 FABRIZIO, poi LAURETTA
 
 FABRIZIO
 Ohimè! Dove m’ascondo?
 Ohimè, che son andato in precipizio.
 Povera Arcadia! Povero Fabrizio!
 È finito il denaro;
1125è venduto il vendibile. Ogni cosa
 alfin s’è terminata il giorno d’ieri
 e non v’è da mangiar pei forastieri.
 Oh sorte! Oh cielo! Oh fato!
 Io non so che mi far; son disperato.
 LAURA
1130Signor Fabrizio d’ogni grazia adorno,
 io gli auguro buongiorno.
 FABRIZIO
 Grazie a vusignoria.
 LAURA
 Che mai ha che mi pare
 alterato un tantin.
 FABRIZIO
                                    Mi duole il capo.
 LAURA
1135Me ne dispiace, anch’io
 mi sento nello stomaco aggravata,
 beverei volontier la ciccolata.
 FABRIZIO
 (La solita campana).
 LAURA
                                        Vuol far grazia
 d’ordinarla in cuccina.
 FABRIZIO
1140(Certo tu non la bevi stamattina).
 
 SCENA II
 
 Madama LINDORA e detti
 
 LINDORA
 Signor Fabrizio amabile e garbato,
 ella sia il ben levato.
 FABRIZIO
                                        Ancora lei.
 LINDORA
 Supplicarla vorrei
 ordinar mi sia data
1145la mia colanzioncina praticata.
 FABRIZIO
 E in che consiste la sua colazione?
 LINDORA
 Per esempio un piccione,
 due quaglie, una pernice, un francolino
 e una mezza botteglia di buon vino.
 FABRIZIO
1150Mia cara madamina
 io vi posso esibir la polentina.
 LINDORA
 Sentite, tante e tante
 che fan le schizzignose, come me,
 mangian la polentina, se ve n’è.
 
 SCENA III
 
 CONTE e detti
 
 CONTE
1155Nostro eroe, nostro nume, (A Fabrizio)
 giacché nel principato
 anco per questo dì fui confermato,
 impongo che si faccia
 una solenne strepitosa caccia.
1160I cacciator son lesti,
 sono i cani ammaniti, altro non manca
 che il generoso core
 d’ospite così degno
 supplisca dal suo canto al grande impegno.
 FABRIZIO
1165Come sarebbe a dir?
 CONTE
                                         Poco e polito.
 Un sferico pasticcio,
 due volatili alessi,
 un quadrupede arrosto,
 torta, latte, insalata e pochi frutti
1170e poi il di lei bel cor contenta tutti.
 FABRIZIO
 Ah non vuol altro? Sì, sarà servito.
 Stamane il desinar sarà compito.
 
 SCENA IV
 
 FORESTO e detti
 
 FORESTO
 Signor Fabrizio.
 FABRIZIO
                                 Ebben, che c’è di nuovo?
 FORESTO
 È un’ora che vi cerco e non vi trovo.
1175Dove diavolo è
 il rosolio, il caffè?
 Giacinto ne vorria, Rosanna il chiede
 e un cane che lo porti non si vede.
 FABRIZIO
 Oh cancaro, mi spiace! Presto, presto.
1180Pancrazio, dove sei? (Viene il servo)
 Apri l’orecchio bene.
 Servi questi signori come conviene.
 
    Se voi non volete altro,
 il tutto vi sarà;
1185e lei quanto richiede,
 non dubiti, averà.
 
    (Io già me lo figuro,
 io già ne sto sicuro
 che questo non sarà). (Parte col servo)
 
 SCENA V
 
 Il CONTE, madama LINDORA, LAURETTA e FORESTO
 
 CONTE
1190Generoso è Fabrizio.
 LINDORA
                                         È di bon core.
 LAURA
 Per le ninfe d’Arcadia è un bon pastore.
 FORESTO
 Signori miei, disingannar vi voglio.
 Il povero Fabrizio è disperato.
 Egli s’è rovinato.
1195Ordina di gran cose ma stamane
 non ha due soldi da comprarsi un pane.
 LAURA
 Ma la mia cioccolata?
 FORESTO
 Per stamattina è andata.
 CONTE
 La caccia e il desinar?
 FORESTO
                                           Convien sospendere
1200finché si trovin quei che voglion spendere.
 LINDORA
 Ma il cappon vi sarà?
 FORESTO
                                          No certamente.
 LINDORA
 Come viver potrò senza ristoro?
 Ahimè, che languidezza! Io manco, io moro.
 CONTE
 Ah madama, madama,
1205eccovi sampereglie,
 spirito di melissa,
 acqua della regina,
 estratto di canella soprafina.
 LINDORA
 V’è alcuna spezieria?
 FORESTO
                                         Sì, mia signora.
 LINDORA
1210Deh fatemi il piacer, contino mio,
 andatemi a pigliare
 della polvere d’oro,
 un cordiale di perle,
 un elexir gemmato
1215con qualche solutivo delicato.
 CONTE
 Per servirvi, madama, in un istante,
 pongo lo sprone al cor, l’ali alle piante. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Madama LINDORA, LAURETTA e FORESTO
 
 LAURA
 Eh madamina mia,
 so io che vi vorria
1220perché ogni vostro mal fosse guarito.
 LINDORA
 E che mai vi vorrebbe?
 LAURA
                                             Un bel marito.
 
    Le fanciulle giovinette
 son soggette a certi mali;
 ma non hanno gli speziali
1225la ricetta che vi vuol.
 
    Altro recipe richiede
 della giovine il difetto,
 un amante giovinetto
 d’ogni mal sanar la puol.
 
 SCENA VII
 
 Madama LINDORA e FORESTO
 
 FORESTO
1230Che ne dite, madama, la ricetta
 piacevi di Lauretta?
 LINDORA
                                        A dire il vero
 un marito geniale
 credo ancor io non mi farebbe male.
 FORESTO
 Ma che vuol dir che spesso
1235vi vengon svenimenti?
 LINDORA
                                            Io ve la dico
 appunto come sta. Finto ho svenire
 per obbligare il conte,
 ch’è tutto complimenti,
 a tenere per me i medicamenti.
 FORESTO
1240Siete brava davvero.
 LINDORA
                                        Io tale sono
 qual esser deve al mondo
 una donna di brio lieto e giocondo.
 FORESTO
 Eccolo ch’egli viene.
 LINDORA
                                       Andate, andate.
 FORESTO
 Egli v’ama il meschino e voi il burlate.
 
 SCENA VIII
 
 Madama LINDORA, poi il CONTE con uno speciale con vari medicamenti
 
 LINDORA
1245Io fo così; sian belli o siano brutti,
 per prendermi piacer, li burlo tutti.
 CONTE
 Eccovi lo spezial, signora mia,
 ed ha mezza con lui la speziaria.
 LINDORA
 Il cordiale. (Al conte)
 CONTE
                        Il cordiale. (Allo speziale) Ecco il cordiale. (A madama)
 LINDORA
1250Mezzo voi, mezzo io.
 CONTE
                                        Io non ho male.
 LINDORA
 Quando si serve dama,
 ricusar non si può.
 CONTE
 Dite ben, dite bene, io beverò. (Ne getta mezzo in un bicchiere e lo beve, poi dà il resto a Lindora)
 LINDORA
 È gagliardo?
 CONTE
                          Un po’ troppo.
 LINDORA
1255Ne vuo’ assaggiar un poco,
 ah no no, non lo voglio, è tutto foco.
 Datemi l’elexir.
 CONTE
                                Eccolo qui.
 LINDORA
 Bevetene voi prima in quel bicchiere.
 CONTE
 Ma io...
 LINDORA
                 Ma voi non siete cavaliere.
 CONTE
1260Vi domando perdono.
 Vi servo, io bevo e cavalier io sono.
 LINDORA
 Vi piace?
 CONTE
                     Niente affatto.
 Mi ha posto un mongibel nel corpo mio.
 LINDORA
 Dunque, quand’è così, non lo vogl’io.
 CONTE
1265Ed io intanto l’ho preso.
 LINDORA
                                              Ohimè mi sento
 lo stomaco pesante.
 Ha portato il purgante?
 CONTE
                                              Sì madama,
 è questo un solutivo
 ch’è molto operativo;
1270e se voi vi sentite indigestione,
 in poch’ore farà l’operazione.
 LINDORA
 Lasciatelo veder.
 CONTE
                                  Eccolo.
 LINDORA
                                                 È troppo
 per lo stomaco mio.
 Mezzo voi il beverete e mezzo io.
 CONTE
1275Bisogno non ne ho.
 LINDORA
                                      Che importa questo?
 Prendetelo e bevete,
 se cavalier voi siete.
 CONTE
 Beverò, beverò, sì, madamina.
 (Lei ha mal ed io prendo medicina).
 LINDORA
1280Ohibò, nausea mi fa, no, non lo voglio.
 CONTE
 Io sento un grande imbroglio
 nello stomaco mio.
 LINDORA
 Conte, soffrite voi, che soffro anch’io.
 CONTE
 
    Madama bella, amabile...
1285Ohimè! Non posso più;
 mi sento venir su
 un certo non so che...
 Vorrei non so dir che...
 So che m’intende già.
 
 SCENA IX
 
 Madama LINDORA, poi GIACINTO
 
 LINDORA
1290Povero conte! Al certo mi fa ridere,
 se non mi fesse il rider tanto male!
 GIACINTO
 Madama, siete attesa.
 Avrete di già intesa
 la disgrazia dell’ospite compito
1295che per la bell’Arcadia è già fallito.
 Rosanna, che non lungi ha la sua villa,
 tutti seco c’invita;
 colà l’Arcadia unita
 sarà con più giudizio
1300e con noi condurremo anco Fabrizio.
 LINDORA
 Oh povero Fabroni;
 non vuo’ prendermi affanno,
 s’egli è stato un bagian, sarà suo danno.
 
    No, non s’ama più davvero,
1305sol si cerca ad ingannar;
 lusingare or va l’usanza,
 la costanza è una follia.
 Dir potete se ciò sia
 alme amanti voi per me.
 
1310   Parla il labro e non il core,
 tutto è finto nell’amore,
 non sa alcun che cosa è fé;
 dir potete se ciò sia
 alme amanti voi per me.
 
 SCENA X
 
 GIACINTO, poi ROSANNA
 
 ROSANNA
1315Giacinto, il tutto è pronto.
 Preparato è il burchiello,
 mandati avanti ho i servitori miei;
 che veniste voi meco io bramerei.
 GIACINTO
 Non ricuso l’onor che voi mi fate.
 ROSANNA
1320Anzi, se non sdegnate,
 quando nella mia casa voi sarete
 io farovvi padron e disporrete.
 GIACINTO
 Io, Rosanna, perché?
 ROSANNA
                                         Perché se veri
 son quei detti di ieri...
1325Basta, di più non dico.
 GIACINTO
 Sì, mia cara, v’intendo;
 e da voi sol la mia fortuna attendo.
 
    Vedrai che son fedele,
 che questo core amante
1330solo nel tuo sembiante
 vivrà felice ognor.
 
    E solo in te quest’alma
 lieta godrà la calma
 che mi promette amor.
 
 SCENA XI
 
 ROSANNA sola
 
 ROSANNA
1335Giacinto ha un certo brio
 che piace al genio mio.
 Per lui a poco a poco
 m’accese un dolce foco in seno amore.
 L’amo, l’adoro e gli ho donato il core.
 
1340   Dopo le nuvole
 viene il sereno,
 dopo gli spasimi
 in questo seno
 venga il piacer.
 
1345   Ricordar giova
 l’ore funeste,
 siccome in porto
 delle tempeste
 parla il nocchier.
 
 SCENA ULTIMA
 
 Giardino che termina al fiume Brenta, in cui evvi il burchiello che attende la compagnia dell’Arcadia.
 
 FABRIZIO, poi FORESTO, poi ROSANNA, poi GIACINTO, poi madama LINDORA, poi LAURETTA e per ultimo il CONTE
 
 FABRIZIO
1350No, non vuo’ che si dica
 ch’io abbia avuto di grazia
 d’andar in casa d’altri
 dopo aver rovinata casa mia.
 Vuo’ fugir la vergogna e scampar via. (S’incontra in Foresto)
 FORESTO
1355Dove, signor Fabrizio?
 FABRIZIO
 Vado a far un servizio.
 Aspettatemi qui, che adesso torno. (Vuol andar da una parte e s’incontra in Rosanna)
 ROSANNA
 Cercato ho ogni contorno,
 alfin v’ho ritrovato,
1360signor Fabrizio amato,
 degnatevi venir in casa mia.
 FABRIZIO
 Con buona grazia di vusignoria. (Vuol andar da un altro lato e s’incontra in Giacinto)
 GIACINTO
 Fermatevi signore,
 fateci quest’onore,
1365venite da Rosanna a star con noi.
 FABRIZIO
 Aspettate un pochino e son con voi. (Si volta da una parte e incontra madama Lindora)
 LINDORA
 Dove correte?
 FABRIZIO
                             (Oh bella!) (Vuol andare dall’altra e incontra Lauretta)
 LAURA
 Dove n’andate?
 FABRIZIO
                                (Oh buona!) (Vuol ragirarsi per un altro lato e incontra il conte)
 CONTE
 Voi siete prigionier, non vi movete.
 FABRIZIO
1370Che vi venga la rabbia a quanti siete.
 FORESTO
 Orsù, signor Fabrizio,
 permettete ch’io parli; ognuno sa
 che siete un galantuomo,
 che siete rovinato,
1375che non v’è più rimedio. Ognun vi prega
 che venghiate con noi; se ricusate,
 superbia e non virtù voi dimostrate.
 ROSANNA
 Vi supplico.
 LINDORA
                         Vi prego.
 LAURA
                                            Vi scongiuro.
 CONTE
 Non siate con tre donne ingrato e duro.
 FABRIZIO
1380Orsù m’arrendo al generoso invito.
 Non è poca fortuna
 per un uom rovinato
 esigger compassion dal mondo ingrato.
 Per lo più quegl’istessi
1385ch’hanno mandato il misero in rovina
 lo metton colli scherzi alla berlina.
 TUTTI
 
    Signor Fabrizio,
 venga con noi
 e lieto poi
1390ritornerà.
 
 FABRIZIO
 
    Vengo e ringrazio
 tanta bontà.
 
 TUTTI
 
    L’Arcadia in Brenta
 è terminata
1395e la brigata
 via se ne va.
 
 FABRIZIO
 
    Andata fosse
 tre giorni fa.
 
 TUTTI
 
    Signor Fabrizio,
1400venga con noi
 e lieto poi
 ritornerà.
 
 FABRIZIO
 
    Vengo e ringrazio
 tanta bontà.
 
 Fine del dramma